martedì 3 maggio 2011

PRIMO FOGLIO

Anche oggi Giuseppe non si era visto, cosa gli era accaduto? Non voleva proprio capirlo che aveva bisogno di lui, come l’aria, che in quel maledetto sottoscala gli mancava. Come la luce, erano quasi quaranta giorni, stramaledetti giorni che non vedeva la luce del sole, che non vedeva altri visi se non quello di Giuseppe. E poi cos’era? Da due giorni non si sentiva più sparare, non si udiva il vociare delle persone su in strada. E intanto quel dannato vecchio non si faceva vedere.
Si alzò dal pagliericcio, scagliò il fiasco ormai vuoto contro la parete. Il fragore dei cocci risuonò il quell'assurdo silenzio come una bomba, ne seguì un silenzio ancora più inverosimile.
Manlio si immobilizzò, tese l'orecchio, che qualcuno avesse avvertito la sua presenza e potesse denunciarlo? Attese ancora qualche momento, teso, fermo, udiva distintamente il pulsare del cuore, guardò verso il lucernario in alto sulla parete, poi si ributtò sulla branda.
Aveva trentacinque anni, ma quanti ne dimostrava? Era tempo che non si radeva, probabilmente puzzava, l'acqua nel bacile smaltato era divenuta opaca, aveva fame, o forse non era la fame che gli attanagliava lo stomaco. Tre giorni a rimuginare con sé stesso, si sentiva vecchio. Negli ultimi quaranta giorni della sua esistenza aveva consumato tutta la sua vita, l'aveva ripensata e narrata a Giuseppe.
Era stato nella gran parte dei suoi trentacinque anni di vita come un serbatoio, in cui aveva accumulato sentimenti, odi, passioni, contro la sua stessa volontà o forse con passiva indifferenza. Il suo io profondo aveva osservato catalogato, sistemato in zone recondite della sua anima immagini, emozioni, avvenimenti grandi e piccoli, collettivi e personali, collegandoli e correlandoli tra loro in una maniera che lui stesso non comprendeva. Aveva l'impressione di  aver compresso in se qualcosa di immenso, ma gli mancavano gli strumenti per renderlo conoscibile a se stesso e agli altri. Gli mancava il grimaldello, o forse una levatrice. La notte precedente aveva sognato, già i sogni come erano importanti nella sua vita, aveva sognato di partorire con grandi dolori, Giuseppe faceva da ostetrico, gli saltava sulla pancia, gli urlava di spingere. Manlio sentiva la pelle del ventre stirarsi, voleva scoppiare come una vescica piena d'acqua. S'era svegliato con la sensazione del dolore.

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